TRASFORMAZIONE MATERIALE E PERFEZIONAMENTO SPIRITUALE.

L'ALCHIMIA è un’ antica filosofia esoterica che utilizza principi dell’arte, della chimica, della fisica, dell’astrologia, della medicina, della religione e del misticismo. La ‘Pietra filosofale’ è quella sostanza catalizzatrice in grado di trasformare la materia corrotta. La si ottiene tramite le quattro fasi di Putrefazione-Calcinazione-Distillazione-Sublimazione a cui si sottopone la materia, mescolandola con zolfo e mercurio. Questa lentamente si trasforma, passando per tre fasi: ‘opera al nero’ (putrefazione della materia), ‘opera al bianco’ (purificazione della materia), ‘opera al rosso’ (ricomposizione della materia). Questi tre stadi di trasformazione sono rispettivamente rappresentati con gli animali: corvo, cigno e fenice.
Per gli alchimisti la vera realizzazione consiste in un lavoro di ampliamento della coscienza, prima attraverso una discesa nella materia e dopo attraverso una ascesa liberatoria dell’anima (‘anima mundi’, ‘spiritus mercurialis’, ‘quintessenza’). 
L’acronimo V.I.T.R.I.O.L.U.M. usato in alchimia significa, in latino, ‘Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam’, ovvero ‘Visita l’interno della terra, e rettificando (correggendo) troverai la pietra nascosta che è la vera medicina’. La terra rappresenta il corpo e visitare il suo interno invita a voler conoscere il proprio vero sé con la discesa nel proprio inconscio. In questo ‘ritorno all’utero’ simbolico, vi si troveranno le proprie ombre e i propri rimossi; e ne saremo spaventati. Ma la presa di coscienza dei propri moti interiori sarà come l’unione (coniunctio o conceptio) degli opposti, l’unione con la madre terra, fra uomo e donna, fra conscio e inconscio; e si rinascerà a nuova vita. Le iniziazioni dei popoli primitivi erano anch’essi un processo alchemico per la trasformazione dell’individuo. Il Buddhismo sottolinea l’importanza di purificarsi dalle emozioni distruttive ed egoistiche. Il Taoismo di sostituire la condotta delle inutili azioni con l’uniformarsi alla naturalezza delle cose. Gli alchimisti di allontanarsi dal mondo per iniziare un processo di silenziosa autoriflessione. Essere responsabili delle proprie emozioni rappresenta dunque il vero processo alchemico della conoscenza. La repressione è un comprimere quelle parti di sé che invece andrebbero identificate, accettate e considerate, tramite la loro trasformazione, in sentimenti più elaborati; dunque più elevati. Questo processo di ‘purificazione’ disincatena se stessi da se stessi, portandoci più vicino alla nostra vera essenza. Questa è la ‘Grande Opera’, dove la nostra ombra è affrontata, illuminata, trasformata e utilizzata a proprio vantaggio per la riscoperta di sé; il ‘vero’ sé. E’ un viaggio che implica audacia e coraggio, dove il sentiero del facile e del piacere è abbandonato per votarsi a fatiche che ci ripagheranno con la vita. E da questo morire ne rinasceremo...
[Vedi il libro "Olone - Principi Evolutivi Integrali di Borca D.C. e Anversa C.R."]

Carl Gustav Jung considera il processo alchemico come una proiezione dei contenuti psichici; e senza una realtà materiale su cui proiettare questi contenuti, il processo stesso è impossibile. “Chi guarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine. Chi guarda se stesso, rischia di incontrare se stesso. Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette, cioè quella faccia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro il personaggio, la maschera dell’attore. Questa è la prima prova di coraggio nel percorso interiore. Una prova che basta a spaventare la maggior parte delle persone, perché l’incontro con se stessi appartiene a quelle cose spiacevoli che si evitano fino a quando si può proiettare il negativo sull’ambiente”.